Notizie sull'ecommerce di inizio autunno
Entriamo in una nuova fase turbolenta, dove è bene rimanere con i nervi saldi per non farsi travolgere. Ne ho viste anche di peggio. Siamo ancora qui.
Avviso ai lettori
Per quanto riguarda quello che scrivo, la vita, l’esperienza e gli ultimi anni mi hanno insegnato a non fare troppe previsioni. Credo sia meglio concentrarsi sull'osservazione degli sviluppi del settore e dell'economia in generale e cercare di capire cosa significheranno per i rivenditori e i marchi di vendita al dettaglio. Potete sempre contattarmi per condividere le vostre risposte, domande e suggerimenti.
Il governo ucraino lancia Made with Bravery
Il governo ucraino lancia Made with Bravery, un marketplace dedicato a marchi e produttori ucraini che vendono i loro prodotti su questa piattaforma.
Per ogni vendita, il 5% è donato a United24 ed un ulteriore 5% è trasferito da Visa se si paga con una carta credito del circuito. Il fine è la raccolta fondi per la ricostruzione dell’Ucraina e la dimostrazione di vitalità di un Paese che non soccombe.
L’acquisto è una forma di attivismo?
È una domanda interessante a cui si possono dare diverse risposte, che possono variare da paese a paese, oltre che da persona a persona.
Per gli inglesi, ho l’impressione che l’attivismo connesso agli acquisti faccia parte di una tradizione culturale come testimoniano le iniziative di Charity.
Forse meno in altri paesi.
Clean Clothes Campaign e la sua versione italiana Abiti Puliti fanno parte di un network globale composto da 234 organizzazioni che collaborano attraverso 4 coalizioni regionali in Europa e Asia. Lavora con organizzazioni gemelle in Nord e Centro America e in Australia. (dal sito Abiti Puliti)
[Realizzano] campagne su tematiche specifiche e il lancio di azioni urgenti che possano favorire la consapevolezza e mobilitare le persone sia individualmente che collettivamente a sostegno delle richieste di assistenza e solidarietà dei partner internazionali per la risoluzione di casi di violazione nei Paesi di produzione.
Clean Clothes coincide con la mia personale decisione di comprare solo jeans blu scuro, non trattati e non sabbiati, non solo per evitare lavorazioni pericolose per le persone, ma anche per avere il piacere di indossare jeans che scoloriscono lungo il trascorrere della mia vita e che portano i segni del tempo che passa.
Ma non mi addentro oltre su questo argomento.
La Germania è il campione europeo dei resi
Nel 2022 la media dei resi in Germania è stata di un reso ogni quattro pacchi inviati.
La stima è di 1,3 miliardi di articoli resi, in 530 milioni di pacchi.
Il consumatore che compra online ha diritto al recesso, come stabilito dalle direttive europee che tutelano i clienti, trasformate in leggi nazionali.
È anche vero che questa mole di restituzioni rappresenta un problema ed un costo per i venditori, che inevitabilmente si trasforma in maggiori costi per i clienti.
Restituire è facile e non può essere altrimenti
Il 91% di questi resi sono abbigliamento e scarpe. Inoltre, in Germania, il pagamento differito con fattura agevola ancora di più il reso della merce.
Si tratta di una forma di pagamento, basata sulla fiducia, tipica della Germania e presente anche in altri paesi del Nord Europa, per cui il cliente prima riceve la merce e dopo 10 giorni circa provvede al pagamento.
Solo il 7% dei resi viene smaltito come invendibile, mentre il 93% delle merci rientra in vendita.
Aziende che dei resi hanno fatto un affare e danno nuova vita ai prodotti
In Olanda New Returns BV è attiva come 2dekansje.com e si sta espandendo in altri paesi
In Francia si chiama 2echoix.fr
In Germania bwareshop.de
Qui i rivenditori e i marchi online possono vendere i prodotti resi e le scorte residue. La maggior parte dei prodotti sulla piattaforma è stata restituita a causa di imballi rotti o graffi.
L’azienda esiste dal 2018, non è una idea nuovissima, nelle catene tradizionali i prodotti con piccoli difetti che non compromettono la funzionalità dell’oggetto sono venduti ad un prezzo scontato.
Paris Retail Week
Dal 20 settembre, per tre giorni Paris Retail Week, è l’evento europeo più importante per il mondo retail di cui l’ecommerce è una parte.
Tra le preoccupazioni dei venditori, il Covid è ormai in secondo piano.
La fonte di preoccupazione numero 1 oggi è l'inflazione per oltre la metà dei rivenditori. E se nel 2021 1 rivenditore su 2 credeva che il potere di acquisto dei propri consumatori fosse diminuito con la crisi del Covid, oggi la pensa così il 70% degli operatori commerciali.
Siamo in una situazione in cui la questione del prezzo rimane la prima aspettativa di chi ha il potere di acquisto eroso dall’inflazione e dai costi dell’energia, che difficilmente scenderanno nel breve-medio periodo.
Il problema non sarà l’aumento in valore degli incassi, ma la diminuzione delle quantità vendute.
Appena ieri le sfide per la vendita online erano la gestione della logistica, il controllo delle scadenze per la soddisfazione del cliente e le opzioni di consegna.
Oggi, anche se questi temi sono ancora presenti, viene alla ribalta la questione dei prezzi, delle promozioni e dei vantaggi per i clienti.
Sconti aggressivi?
Programmi di fidelizzazione?
Impegno a prezzi bassi?
Campagne di offerte speciali?
Da oggi a Natale, nella stagione che è sempre stata di maggiori vendite, si assisterà al dipanarsi di queste tattiche che hanno l’obiettivo di far uscire la merce dai punti vendita.
Non sarà adesso il momento delle riflessioni sulla digitalizzazione del commercio, perché la fretta di mantenere le attività potrebbe dominare le scelte.
Eppure, è proprio adesso che bisognerebbe ritagliare del tempo e liberare uno spazio per riflettere sulle attività commerciali e sulla loro trasformazione, anche se da tre anni a questa parte e nel prossimo futuro saremo incalzati da eventi da cui bisogna evitare di farsi travolgere.
Ciao Giovanni, in riferimento alle tue considerazioni connesse alla "Paris Retail Week", credo che l'area meno esplorata per molti brand italiani medio-piccoli, sia quella dei programmi di fidelizzazione.
Personalmente vedo mancanza di strategia. Sotituità da politiche di scontistica... che sono sicuramente importanti, ma non possono esserne la "spina dorsale".
Cosa pensi a riguardo?